Alessandro Trivelli, Avvocato e critico cinematografico mi manda la recensione di questo film con una domanda.

Regia Joel Coen; soggetto e sceneggiatura Ethan Coen e Joel Coen; Produttore Ethan Coen; Cast: Jeff Bridges, John Goodman, Steve Buscemi, Julianne Moore, david Huddlestone, Philip Seymour Hoffman, John Turturro, Ben Gazzara, Sam Elliot, Peter Stormare; Durata: 117 min.

Noi pigri spettatori cinematografici aspiriamo profondamente a vedere sempre lo stesso film, con il consueto e tradizionale svolgimento, siamo come bambini che per addormentarsi necessitano  del racconto della stessa rassicurante favola. Insomma, abbiamo delle aspettative e non vogliamo farci sconvolgere da novità che potrebbero costringerci ad aumentare la nostra attenzione verso ciò che il grande schermo ci sta proponendo.

  Kashan tappeto persiano

Per Colpa di un Tappeto

questo potrebbe essere il titolo alternativo a ”Il Grande Lebowski” dei fratelli Joel e Ethan Coen.

Un insensibile scagnozzo col testosterone troppo alto, per un errore di omonimia, finisce col fare i propri bisogni sopra il mio adorato tappeto, che dà un tono all’ambiente e dove solitamente concentro con armonia le mie attività preferite: gli esercizi fisico-spirituali orientali e l’ebbro sorseggiare di un white russian.

Spronato dall’amico Walter, che insieme a me e Donny partecipa al campionato di bowling del quartiere, mi decido a rivendicare i miei diritti, io che di diritti e libertà me ne intendo, avendo partecipato all’estensione di manifesti pacifisti nei fulgidi anni ’60, nei confronti del sig. Jeffrey Lebowski, mio omonimo (anche se io preferisco farmi chiamare Drugo) e vero obiettivo dello scagnozzo incivile.

In qualche modo riesco ad essere risarcito dal vecchio Lebowski, portandomi a casa un altro tappeto persiano di maggior valore, ma vengo coinvolto in una crime story.

Questo è l’incipit della storia del Drugo, the Dude nella versione originale, ma la trama, comincia, o meglio, ha già cominciato a non essere più l’elemento predominante del film.

E qui cominciano i primi problemi per gli spettatori pigri, perché con l’idea di far indossare al pacifico e sedentario Drugo i panni del detective privato, con un intreccio che si vuole rifare alle sceneggiature ingarbugliate dei noir americani anni’40, i Fratelli Coen mescolano le carte da poker con quelle da cartomante, e provocano le sinapsi dell’indolente pubblico, già programmato sulle proprie stantie attese.

Microfilm: Il grande Lebowsky

Quello che sconvolge ancora di più il pigro spettatore è che il protagonista è un grande pigro, il vero pigro, emette assegni da un dollaro, passeggia nei supermercati in veste da camera, non si cura del latte misto a vodka intriso nella sua barba, non cede all’emozione neppure quando scopre di essere stato usato come inseminatore da un’artista, che  crea le sue opere con organi solitamente adatti ad altre funzioni, continua a guidare indifferente la sua auto, nonostante i numerosi e sempre più gravi danni subiti nel corso della storia.

Il Drugo ha accettato il proprio status da tempo ormai e tutto ciò che svolazza al di sopra del suo mondo non coglie mai il suo sguardo. Egli è in tutto e per tutto somigliante a questi polentoni della visione, che a questo punto sono diventati i suoi più grandi fan.

Quindi il Drugo è uno di noi, assuefatto alle proprie indolenti abitudini, che, controvoglia viene scagliato in un enigmatico intreccio in cui incontra personaggi diversi e stralunati: una banda di nichilisti, un produttore pornografico, diabolici giocatori di bowling, ragazzini catatonici, artiste concettuali, giovani mogli insoddisfatte e saggi cowboy. Il tutto condito con enormi dosi di ironia e con il ricorrente gusto dei Coen di sfottere gli stupidi, sottolineando le tragiche conseguenze delle loro azioni.

Nonostante l’ironia e la presa in giro, “Il grande Lebowski” resta comunque fedele al cinema noir che vuole parodiare, in cui spesso non è lo sviluppo logico del racconto ad affascinare, ma l’atmosfera e i personaggi principali, detective scanzonati, erosi dal pessimismo della vita vissuta, ma capaci di scatti d’orgoglio e sentimentalismo da duri.

E come questi personaggi il Lebowski interpretato alla grande da Jeff Bridges è divenuto un culto anche per gli spettatori più pigri.

A tutto questo si aggiungano una colonna sonora azzeccata, scene oniriche spassose e la solita bravura dei due fratelli Coen nella sceneggiatura e nella virtuosa regia.

La domanda: Che tappeto è quello che si vede nel video?

Questo!

kashan tappeto Iran