Riporto un articolo di Marco Carminati apparso ieri 09 ottobre sul Sole 24 ore.

Siamo figli dell’amore, nato nel Rinascimento

 
Con la sola bellezza, il Rinascimento non sarebbe mai nato. Così affermano Giulio Busi e Silvana Greco anticipando per i lettori della Domenica il loro libro “Amarsi. Seduzione e desiderio nel Rinascimento” (il Mulino). I corpi in equilibrio, immobili, non fanno l’amore. Amore è movimento, rischio, incompletezza. Se fossimo statue perfette non proveremmo il bisogno bruciante di raggiungere l’altro, attirarlo a noi, toccarlo, stringerlo. La bellezza non basta. Questa è la grande scoperta del Rinascimento. Gli artisti e gli scrittori rinascimentali scavano il marmo, stendono la pittura, infilano collane di parole. Ma il loro segreto non è fatto di pietra, di colori, d’inchiostro. Assieme alla bellezza, impastano emozioni. Quelle dei loro contemporanei, e le emozioni che essi stessi provano. Il Rinascimento esplora il desiderio, lo trasforma in forme che si librano nello spazio, si torcono, si congiungono. Oltre la superficie del bello e dell’elegante, lo scopo del nostro libro è portare alla luce un modo nuovo di dire, vedere, e fare l’amore. I percorsi di seduzione, l’affinamento psicologico dei sentimenti messi a fuoco in Italia in quest’epoca inimitabile sono ancora dominanti oggi. Si può parlare di una vera e propria rivoluzione amorosa rinascimentale, di un risveglio dell’eros dopo il lungo sonno medievale. E noi, moderni e postmoderni, siamo tutti figli di tale rivalutazione della passione fisica, come dimensione positiva.  
Bartolomeo Passerotti (1529-1592). «Caricatura» (particolare), collezione privata  
 
È una scoperta, questa, non meno influente o decisiva delle esplorazioni geografiche intraprese da Cristoforo Colombo. Quello dell’amore, vissuto in pienezza, è un continente nuovo, che comincia a essere percorso tra Quattro e Cinquecento, e in cui noi ancora oggi ci muoviamo, soffriamo, godiamo. Come si costruisce l’eros nel Rinascimento? C’è differenza tra vita urbana e amori rurali, tra classi diverse, nei punti più distanti geograficamente? L’arte, con il suo fulgore, ci ricorda che l’amore rinascimentale parla la lingua dell’élite sociale e culturale. Michelangelo, Raffaello, Tiziano lavorano per sovrani, potenti e abbienti. E ne plasmano gli amori, sia reali sia sognati e desiderati. Pittura e scultura riflettono il gusto dell’epoca ma anche lo guidano e lo nutrono. Dall’alto verso il basso si diffondono i comportamenti amorosi, i codici di corteggiamento, i modi di seduzione. A partire dal secondo Quattrocento, il grande veicolo di divulgazione è la stampa. Attraverso la tipografia, i volumi degli umanisti incontrano nuovi lettori. L’amore si legge. Ma, soprattutto, si accende guardandosi e si continua parlandosi, toccandosi, baciandosi e… facendolo. Che il percorso erotico si snodi attraverso gradi successivi ce lo insegna già la letteratura classica. Sono le delizie, sempre più intense, di cui ci parlano i romanzi e gli epigrammi greci, e che tornano nei testi rinascimentali, da Leon Battista Alberti a Lorenzo de’ Medici. Ci si aspetta che gli uomini corteggino e che le donne rispondano con ritrosia e pudicizia, beninteso nei luoghi e nei tempi consentiti. Di queste occasioni d’interazione amorosa dà conto il primo capitolo, Guardarsi, tra occhiate allo specchio, prima dell’incontro, sguardi da balconi e finestre, giochi di seduzione visiva. Parlarsi ci conduce allo scambio verbale, così importante per esplorare l’altro, per saggiare i confini della conoscenza interpersonale. Con Toccarsi entriamo nel pieno del dominio, segreto ed eccitante, dell’amore rinascimentale. Il tatto è il più esteso, il più fisico, il più carnale dei sensi. È anche per questo, per la scoperta e resa dei valori tattili, che l’arte del Rinascimento ci appare così sensuale, mossa, colma d’erotismo. L’amore ha bisogno di sentire, e di farsi sentire. Toccare significa respirare la passione dell’altro, farla entrare attraverso la pelle, immaginarla, condividerla. Baciarsi è la porta che conduce all’intimità profonda. Le bocche si cercano, instillano sicurezza reciproca, suscitano meraviglia. Fare l’amore è la meta, che scopriamo in tutta la sua rinascimentale fisicità. Corpi esibiti, lascivi come mai prima, mostrati per stupire e per provocare. Incisioni e libri a stampa divulgano posizioni erotiche, liberano la sessualità, la portano dal chiuso delle alcove sotto gli occhi di molti, se non di tutti.