Arak
Iran occidentale
XIX secolo
cm 204 x 132
Sublime è ciò di cui la sola possibilità
di essere pensato
dimostra la presenza
di una facoltà dell’animo nostro
che trascende ogni misura sensibile
da Critica del Giudizio
E. Kant
Tabriz Hajji Jalili
Iran nord-occidentale
seconda metà XIX secolo
cm 116 x 155
C’era una volta a Tabriz…
un maestro annodatore
che riuscì a creare tappeti i cui colori
evocavano il suono morbido, suggestivo
ed indefinito del suo nome…
Hajji Jalili
Heriz
Iran nord-occidentale
fine XIX secolo
cm 160 x 200
collezione privata
Ho visto i fiori nel mare,
ho visto la primavera celebrarsi nel fuoco,
ho visto l’erba dei prati
scorrere come acqua
ed i rami nella terra
danzare come portati dal vento.
“con i miei occhi”
Kirman a fasce di nuvole
“ Nell’azzurro di un cielo
che non è cielo o forse
di un mare che non è mare
danzano copiose nuvole
d’oro e volteggiando
ricamano…”
Mudjur Anatolia centrale XIX secolo cm 126 x 164
“Un susseguirsi di porte
che si spalancano man mano che si avanza.
Ogni porta si affaccia
su una diversa prospettiva dell’immaginario
… … un volto, una voce, un mistero… …”
Tahar Ben Jelloun
Ogni tappeto in questa sezione è un’opera d’arte antica appartenente ad una collezione privata acquisita da Morandi Tappeti anni fa.
Attualmente è possibile acquistarne solo il relativo NFT in vendita su Opensea.
Bakshaish
Iran nord occidentale
inizio XIX secolo
cm. 300 x 383
.
“Andrògino”
La pienezza di simboli, la stilizzazione, che è poi più trsfigurazione dell’elemento naturale, il temperamento e la grazia dei colori, l’inaspettata leziosa sobrietà della cornice, la solidità di un impianto maschio e la complessità affascinante di un decoro femmina.
Mahal Sarouk
Iran occidentale
inizio XIX secolo
cm. 127 x 203
.
“Concerto per pianoforte n.1 in SIb minore op. 23”
– Allegro non troppo e molto maestoso,
allegro con spirito
– Andantino semplice –
prestissimo- tempo primo
– Allegro con fuoco
I. Tchaikovsky
Lillian
Iran occidentale
inizio XX secolo
cm. 165 x 205
.
“Ultimo Van Gogh”
Mi ricordo di alcuni quadri di Van Gogh dove il colore travalica, si spande all’infinito ad indicare un’emotività ormai deviata, portata all’estremo e tuttavia lancinata da momenti di freddezza e di distacco assoluto.
Li abbiamo amati e li ameremo sempre nella loro tragica ed immortale bellezza.
Senneh cinque colori
Iran occidentale
XIX secolo
cm. 129 x 195
.
“Eccellenza”
La vita ha questo di strano,
che se non vuoi ottenere
altro che il meglio,
molto spesso riesci a procurartelo.
W. Somerset Maugham
Hamadan
Iran occidentale
XIX secolo
cm. 137 x 171
.
“Ossimoro”
Solo una pellicola vecchia, in bianco e nero, quasi senza sonoro.
Solo il finale di un vecchio film.
Solo un pianto sconsolato, poi un abbraccio, ritorna il coraggio e la voglia di percorrere nuove strade, mano nella mano verso il futuro.
1936 “Modern times” Charlie Chaplin
Heriz
Iran nord-occidentale
XIX secolo
cm. 270 x 380
.
“Heriz: bouquet”
Bergamotto per la freschezza,
Patchouli per la profondità,
Tuberosa forte e voluttuosa.
Serapi
Iran nord-occidentale
metà XIX secolo
cm. 253 x 370
.
“Cantico”
Laudato si’, mi Signore, per sor’acqua,
la quale è molto utile et hùmele et pretiosa et casta.
Laudato si’, mi Signore, per frate focu,
per lo quale enallùmini la nocte,
et ello è bellu et jocondo et robustoso et forte.
Laudato si’, mi Signore, per sora nostra madre terra,
la quale ne sostenta e governa,
e produce diversi fructi, con coloriti fiori et erba.
Dal “Cantico di frate sole o delle creature”
di San Francesco d’Assisi
Hamadan
Iran occidentale
metà XIX secolo
cm. 94 x 123
.
“Ed è subito sera”
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Salvatore Quasimodo
Bakhtiari
Iran occidentale
ultimo quarto XIX secolo
cm. 133 x 195
.
“Personaggi”
Gli elementi che affollano questo tappeto
che gioca con noi e ad un primo sguardo
sembra quasi un sipario chiuso,
pronto però ad aprirsi e a mostrarci
una scena ricca di personaggi
Heriz
Iran nord-occidentale
fine XIX secolo
cm 225 x 315
.
“Canzone d’Autunno”
I singulti lunghi
Dei violini
D’autunno
Mi struggono il cuore
D’uniforme
Languore
Ah squallido
E smunto, quando
Risuonan l’ore
Io mi ricordo
Dei giorni in fuga
E piango;
E vado errando
Nel cupo vento
Che mi trasporta
Di qua, di là,
Simile alla
Foglia morta.
Paul Verlaine
Mahal
Iran nord-occidentale
XIX secolo
cm 298 x 310
.
“Sospeso”
Calma e tranquilla
la terra,
assopita nel buio e nel sonno.
Pulsante di energia e di vitalità
il cielo notturno,
solcato dalla luce vibrante delle stelle.
Tabriz Hajji Jalili
Iran nord-occidentale
seconda metà XIX secolo
cm 268 x 324
.
Hajji Jalili
Indubbiamente più conosciuto di Kurban Dai e di Sheik Safi;
vissuto prima di Jowan,
a questo maestro vengono attribuiti i più bei Tabriz
annodati tra il 1870 ed il 1890.
Questo esemplare, finissimo,
ha mantenuto il vello in condizioni eccezionali,
le lane luminose hanno conservato i molteplici colori vegetali
come li ha resi l’acqua alcalina delle sorgenti di Tabriz.
A tutto ciò si aggiunge l’impatto sorprendente
dell’imponente abrash
che domina la parte centrale del tappeto.
Tabriz Hajji Jalili
Iran nord-occidentale
seconda metà XIX secolo
cm 116 x 155
.
Hajji Jalili
C’era una volta a Tabriz…
un maestro annodatore
che riuscì a creare tappeti i cui colori
evocavano il suono morbido, suggestivo
ed indefinito del suo nome…
Heriz
Iran nord-occidentale
fine XIX secolo
cm 160 x 200
collezione privata
.
“con i miei occhi”
Ho visto i fiori nel mare,
ho visto la primavera celebrarsi nel fuoco,
ho visto l’erba dei prati
scorrere come acqua
ed i rami nella terra
danzare come portati dal vento.
Karadje
Iran nord occidentale
metà XIX secolo
cm 144 x 176
.
“Geometrie”
Tutte le cose erano insieme.
Poi arrivò la mente che le divise
e le dispose in ordine
Anassagora
Bakhtiari
Iran centro occidentale
metà XIX secolo
cm 137 x 206
.
“La montagna incantata”
Uno sguardo curioso non può non cadere su quelle piccole figure, forse di animali o addirittura umane, che paiono cristallizzate nello schema rigido del tappeto e che al tempo stesso sembrano venirsi incontro.
Ricordano un poco gli ammalati de “ La montagna incantata” di Thomas Mann; è come se avessero perso a poco a poco il senso del tempo, caduti in uno stato di indifferenza ed incapaci di sottrarsi al cerchio magico della monotonia e dell’oblio.
Kashan Mohtashem
Iran centrale
metà XIX secolo
cm 240 x 340
.
“Mare mattutino”
Fermarmi qui! Mirare anch’io questa natura un poco.
Del mare mattutino e del limpido cielo
smaglianti azzurri e gialla riva: tutto
s’abbella nella grande luce effusa.
Fermarmi qui. Illuso di mirare
ciò che vidi davvero l’attimo che ristetti,
e non le mie fantasime anche qui,
le memorie, le forme del piacere.
Constantinos Kafavis
Saruk –Ferahan
Iran occidentale
XIX secolo
cm 208 x 305
.
“Primavera”
Questo pezzo, nonostante l’estrema stilizzazione dei fiori,
evoca la Primavera concepita come forza travolgente e
prepotente degli elementi vitali.
Primavera del sentimento, primavera della rinascita,
primavera della vita.
Bidjar
Iran centro-occidentale
XIX secolo
cm 121 x 200
.
“ Lirica della notte”
Se il giorno è trascorso,
se gli uccelli non cantano più,
se il vento stanco si acquieta,
tira su di me il velo delle tenebre,
come hai avviluppato la terra
nelle cortine del sonno
e teneramente chiuso alla foschia
i petali del loto.
Rabindranath Tagore
Lillian
Iran occidentale
Inizio XX secolo
cm 253 x 342
collezione privata
.
“Notte orientale”
Ti ammiro in raccolto silenzio.
Arak
Iran occidentale
XIX secolo
cm 204 x 132
.
da Critica del Giudizio
E. Kant
Sublime è ciò di cui la sola possibilità
di essere pensato
dimostra la presenza
di una facoltà dell’animo nostro
che trascende ogni misura sensibile
Kashan
Iran centro-settentrionale
XIX secolo
cm 135 x 208
.
“Le foglie”
Vi aspettavo.
Ho scrutato attentamente i rami spogli
per rivivere come sempre con stupore
la scoperta delle prime gemme.
Quel rigonfiarsi e schiudersi sui rami
delle prime foglie.
Ora, grandi, tenere, verdi mani,
che si aprono, che si agitano nel vento,
verso il cielo,
che si lavano di pioggia
lì dietro i vetri della finestra,
mi raccontate la vecchia favola misteriosa
della vita che si rinnova.
Ancora una volta, grazie foglie.
Lino Morandi
Kashan Motashem
Iran centrale
XIX secolo
cm 232 x 333
.
“Divina apoteosi”
“Lontano a Oriente si fà chiaro,
tempi grigi si fanno giovani;
quale profondo e lungo
abbeverarsi
alla luminosa fonte dei colori!
Sento esaudirsi di antica nostalgia,
dolce amore in divina apoteosi!”
Dai “ Canti Spirituali” di Novalis
Isfahan
Iran meridionale
XIX secolo
cm 145 x 220
collezione privata
.
“ Il lago dei cigni”
Che cosa ci colpisce ed accalora ogni volta in questo balletto?
Il dualismo profondo tra il cigno bianco ed il cigno nero:
il lirismo di Odette e la protervia di Odile.
Kirman Raver
Iran meridionale
XIX secolo
cm.137 x 200
.
“Narciso”
Nella condanna ad innamorarsi
della propria immagine riflessa nell’acqua
si consuma il dramma del bel Narciso,
incapace di tradire la propria immagine
ed al tempo stesso incapace di separarsene.
Sopraffatto dalla passione,
si strugge per questo amore irrealizzabile
sino a trafiggersi il petto con una spada.
Dalla terra inzuppata di sangue
nasce il narciso bianco dalla corolla rossa.
Kirman
Iran meridionale
fine XIX secolo
cm.177 x 270
collezione privata
.
“Cloudband”
“ Nell’azzurro di un cielo
che non è cielo o forse
di un mare che non è mare
danzano copiose nuvole
d’oro e volteggiando
ricamano…”
Kirman Raver
Iran meridionale
XIX secolo
cm.278 x 416
collezione privata
.
“La terra un ciel sembrò”
Leonora:
Ascolta.
Tacea la notte placida
E bella in ciel sereno
La luna il viso argenteo
Mostrava lieto e pieno … …
Quando suonar per l’aere,
Infino allor sì muto,
Dolci s’udiro e flebili
Gli accordi di un liuto,
E versi malinconici
Un Trovator cantò.
Versi di prece ed umile
Qual d’uom che prega Iddio
In quella ripeteasi
Un nome … il nome mio! …
Corsi al veron sollecita …
Egli era! Egli era desso! …
Gioia provai che agli angeli
Solo provar è concesso! …
Al core, al guardo estatico
La terra un ciel sembrò.
da “ Il Trovatore” di G: Verdi
atto I scena II
Kirman Laver
Iran meridionale
fine XIX secolo
cm.153 x 250
.
“La tigre”
Come l’Arcimboldo nei suoi bizzarri ritratti
trasforma in capricciose allegorie
il generefiammingo della natura morta,
così l’ustad
interpreta il classico medaglione di Kirman,
arricchendolo di minuti elementi floreali
che compongono e celano al tempo stesso
lo sguardo grintoso e dolce di una tigre.
Kirman Raver
Iran meridionale
fine XIX secolo
cm.293 x 200
.
“I giardini di Venere”
Coltivano cinquemila rose
in un unico modesto giardino,
e non trovano ciò che cercano.
E pensare che quel che cercano
lo possono trovare in un’unica rosa.
Ma gli occhi sono ciechi,
con il cuore bisogna cercare
Da “ Il Piccolo Principe”
Saint-Exupéry
Kirman Raver
Iran meridionale
XIX secolo
cm.261 x 402
.
“I giardini di Maggio”
I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino
Di mezzo maggio, in un verde giardino.
Eran d’intorno violette e gigli
Fra l’erba verde e vaghi fior novelli,
azzurri, gialli, candidi e vermigli:
ond’io porsi la mano a cor di quelli
per adornar e mie ‘biondi capelli
e cinger di grillanda e l vago crino.
I’ mi trovai fanciulle… … …
Mo poi ch’i’ ebbi pien di fiori un lembo,
vidi le rose e non pur d’un colore;
io corsi allor par empier tutto el grembo
Dalle “Canzoni a Ballo”
di Angelo Poliziano
Dorosh
Iran orientale
fine XIX secolo
cm. 192 xc 289
.
“Rubino”
Come un buon Chianti lo commenterei così:
“Vino di buona struttura, con colore rubino intenso
e profumo delicato con sentori di ciliegia e viola”.
Sumak
Caucaso orientale
XIX secolo
cm 220 x 298
.
“Icona”
Questo bel esemplare di Sumak ci ricorda la rapperesentazione della realtà divina come eterna ed immutabile propria delle figure cristiane d’Oriente. Infatti la rigidezza dell’atteggiamento e la fissità dello sguardo tipiche delle icone sono sostituite qui dalla monumentalità della disposizione simmetrica degli elementi e dalla frontalità dell’immagine.
Kuba Karagashli
Caucaso orientale
XIX secolo
cm 118 x 146
.
“Afshan”
La filosofia è una natura
invisibile e la natura
è una filosofia visibile.
Paracelso
Karabagh
Caucaso meridionale
fine XIX secolo
cm 137 x 254
collezione privata
.
“Storia di un fiore”
Sbocciò alla corte dei re di Francia,
fiorì poi tra le valli abitate
dai nomadi popoli del Caucaso,
fu ricamato sulle vesti nuziali uzbeche,
e posto tra i capelli neri delle belle danzatrici spagnole;
sempre diverso, sempre lo stesso.
Kazak
Caucaso occidentale
XIX secolo
cm 125 x 230
.
“Saggezza”
Capacità di scegliere,
di prevedere,
di distinguere il bene dal male.
Prudenza, equilibrio, armonia …
… bellezza.
Kuba
Caucaso centro-orientale
XIX secolo
cm 115 x 147
collezione privata
.
“Dedicato all’amico Marco”
La grande forza espressiva di questo pezzo
è data non solo dagli splendidi colori
messi in risalto dal vello in perfetta conservazione,
ma anche dai motivi zoomorfi stilizzati
e dalle quattro bellissime cornici di bordura.
Kazak Fachralo
Caucaso occidentale
XIX secolo
cm 110 x 135
.
“I cristi di Carrara”
Marco e Francesco
Lapidati da sassi di marmo rosato dal vostro sangue,
sarete lavati dalle lacrime di tutti noi,
ed illuminati dallo spirito dei vostri piccoli,
sarete luce intensa.
Dall’alto delle Apuane,
emanerete chiarore su tutta Carrara fino al mare.
Nessuno potrà più nascondersi.
Luciano Trivelli
Sivas
Anatolia Occidentale
XIX secolo
cm 160 x 210
collezione privata
.
“Sulla Preghiera”
Allora una sacerdotessa disse: Parlaci della Preghiera.
E lui rispose dicendo:
Voi pregate nell’angoscia e nel bisogno, ma dovreste pregare anche nella pienezza della gioia e nei giorni dell’abbondanza.
Perché non è forse la preghiera l’espansione di voi stessi nell’etere vivente ?
Se riversare la vostra notte nello spazio vi conforta, è gioia anche esprimere l’alba del vostro cuore.
E se non potete fare a meno di piangere quando l’anima vi chiama alla preghiera, essa dovrebbe spingervi sempre e ancora al sorriso.
Pregando vi innalzate sino a incontrare nell’aria coloro che pregano nello stesso istante, e non potete incontrarli che nella preghiera.
Perciò la visita a questo tempio invisibile non sia altro che estasi e dolce comunione.
Giacche se entrate nel tempio soltanto per chiedere, voi non avrete.
E se entrate per umiliarvi, non sarete innalzati.
O se entrate a supplicare per il bene altrui, non sarete ascoltati.
Entrare nel tempio invisibile è sufficiente.
Con la parola io non posso insegnarvi a pregare.
Dio non ascolta le vostre parole, se non le pronuncia egli stesso attraverso le vostre labbra.
E io non posso insegnarvi la preghiera dei monti, dei mari e delle foreste.
Ma voi, nati dalle foreste, dai monti e dai mari, potete scoprire le loro preghiere nel vostro cuore,
E se solo tendete l’orecchio nella quiete della notte, udrete nel silenzio:
“Dio nostro, ala di noi stessi, noi vogliamo secondo la tua volontà.
Desideriamo secondo il tuo desiderio.
Il tuo impero trasforma le nostre notti, che sono le tue notti, in giorni che sono i tuoi giorni.
Nulla possiamo chiederti, perché tu conosci i nostri bisogni prima ancora che nascano in noi.
Tu sei il nostro bisogno, e nel donarci più di te stesso, tutto ci doni”.Khalil Gibran
Kirsehir
Anatolia
inizioXX secolo
cm 107 x 178
collezione privata
.
“Aubergine”
Questo pezzo, annodato a Kirsehir (Anatolia Occidentale)
tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo,
è un classico esempio di come tradizione ed innovazione
non solo possano convivere,
ma dare anche splendidi risultati.
La sofisticata ricerca stilistica,
che ha portato il maestro annodatore
a sviluppare i motivi di bordura
nel campo centrale del tappeto,
conferma la volontà di innovazione
nell’accostamento dei tradizionali colori vegetali,
animali e minerali,
con le nuove tinte all’anilina.
Ersari
Principato di Bukhara
fine XIX secolo
cm 191 x 241
.
“Rovine”
La Bellezza è l’unica cosa
contro cui la forza del tempo sia vana.
Le filosofie si disgregano come la sabbia,
le credenze si succedono l’una sull’altra,
ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni,
ed un possesso per tutta l’eternità.
Io afferro il senso
di questi passi
ripetuti;
le parole gli occhi
che si incontrano,
e i sentimenti,
ogni tanto mi fuggono via,
perché è più grande il cielo
tra le rovine
delle case in demolizione.
Inconsciamente il significato
di ciò si svela.
Ecco ora sono consapevole.
Ma-le parole, gli occhi,
e questo inconsueto sentire
ci piovono addosso.
La realtà allaga
e invade. Le tue lacrime mi turbano
ma già non sono più “attento”
perché il cielo è più grande
fragile rovine.
Lino Morandi
Indo Sarouk
India
fine XIX secolo
cm 207 x 300
.
“Della Bellezza”
La Bellezza è l’unica cosa
contro cui la forza del tempo sia vana.
Le filosofie si disgregano come la sabbia,
le credenze si succedono l’una sull’altra,
ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni,
ed un possesso per tutta l’eternità.
Oscar Wilde
Pechino
Cina
inizioXX secolo
cm.187 x 266
collezione privata
.
“Il frontespizio senza titolo”
Così mi piace pensarlo, un po’sdrucito, spiegazzato.
Mi sollecita il desiderio di conoscere
la storia che contiene
per poi cancellarla ed inventarne
un’altra ed un’altra ancora.
E poi mi piace pensare alla casa
ed alla stanza che lo accoglieranno,
allo scaffale dove verrà riposto
come un bellissimo libro
dal frontespizio senza titolo.
Hook
America
inizio XX secolo
cm.115 x 221
collezione privata
.
“Eloheh”
In Ani Yonwiyah, la lingua del mio popolo, c’è una parola per indicare il suolo: Eloheh.
Questa stessa parola significa anche storia, cultura e religione.
La ragione di ciò sta nel fatto che noi indiani Cherokee
non possiamo separare il nostro posto sulla terra dalla nostra vita
e neppure dalla nostra visione e dal nostro significato come popolo.
Impariamo sin da bambini che animali, alberi e piante, con cui dividiamo il posto sulla terra, sono nostri fratelli e sorelle.
Quando dunque parliamo di suolo,
non parliamo di una proprietà terriera,
di un luogo e neppure del pezzo di terra
su cui sorgono le nostre case
e dove crescono i nostri raccolti.
Parliamo invece di un qualcosa di veramente sacro
Durham, indiano Cherokee
1 Comments
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Non voglio insistere sulla qualità di questo manufatto ma mi preme sottolineare, avendolo sperimentato più volte di persona, quanto questo tappeto si inserisca splendidamente in molte situazioni d’arredo; anzi dirò di più, anche con mobili di alto antiquariato.