“Un tappeto annodato a mano può veramente dare risalto a qualsiasi ambiente. Non è solamente morbido e piacevole al tatto, ma il tappeto giusto nel posto giusto dà anche una dimensione totalmente nuova all’ambiente in cui è collocato. Tuttavia, per apprezzare la vera essenza di un tappeto annodato a mano, è necessario conoscere l’intero processo di manifattura, partendo dalle materie prime per arrivare fino al prodotto finito.”
Niente di più giusto!
Aggiungerei solamente che oltre alla conoscenza tecnica, allo studio iconografico, alla cultura della popolazione o del gruppo etnico che ha annodato il tappeto, è consigliabile anche guardare dentro di noi e ascoltare l’emozione che il manufatto ci procura.
Tosatura e Qualità della lana
Riguardo i materiali con cui vengono realizzati i tappeti, si sente in giro che:
“Una lana di alta qualità è fondamentale per la resa estetica e qualitativa di un tappeto. Secondo la tradizione, le più rinomate botteghe artigiane hanno una persona che si occupa esclusivamente di acquistare e controllare che tutta la lana (che sia di pecora, capra, cammello yak eccetera) utilizzata sia di prima qualità. La qualità della lana, infatti, influisce anche sulla sua colorazione: la lana pregiata ha colori più piacevoli perché i pigmenti naturali si fissano in modo più uniforme alle fibre. Scegliere un tappeto realizzato con lana pregiata giustifica il suo alto prezzo di mercato: è decisamente più bello, più morbido e resiste molto più a lungo. Inoltre, sulla lana pregiata, lo sporco non si fissa ed è idrorepellente, garantendo una vita più duratura al tappeto stesso.”
A questo proposito avrei qualche cosa da eccepire.
A volte cercando di essere sintetici si corre il rischio di essere imprecisi, bisognerebbe fare qualche premessa, ad esempio a quale manifattura ci riferiamo ( botteghe artigiane di città, manifattura nomade o di villaggio), quale periodo storico, quale area geografica. La tosatura della pecora o capra è solo una primissima parte della lavorazione, vi è poi la pulitura, la selezione, la cardatura, la filatura, la mordenziatura ed infine la tintura delle matasse.
La lana è più o meno pregiata in base al tipo di animale e alla sua razza, poi in base alle varie tecniche di lavorazione. I pigmenti naturali estratti da vegetali o animali si fissano alla lana grazie al processo di mordenziatura e la bellezza dei tappeti a tinte vegetali è quella di non avere un colore uniforme ma variegato.
La tinta vegetale non sbava, non scende ma si stempera in sfumature dette abrash che troviamo principalmente nei pezzi antichi. Nei tappeti pregiati con fine annodatura compatta la polvere stenta ad entrare, purtroppo però non sono idrorepellenti.
Fabio Morandi
Colorazione
Riguardo la colorazione, sono popolari queste affermazioni:
“Il segreto per un tessuto manufatto artigiano di grande bellezza e qualità è la tintura del filato utilizzato per annodare il tappeto: le ricette per la tintura delle fibre dei tappeti sono innumerevoli, tante quante sono i coloranti e le sfumature utilizzate. La maggior parte dei bagni di colore usati per i filati sono preparati con piante, insetti e minerali secondo antichissime ricette segrete, che costituiscono il tesoro più prezioso degli artigiani”.
Purtroppo oggi i tappeti sono generalmente annodati con lane tinte chimicamente, questo succede ormai fin dalla fine della grande guerra. Esistono però alcune manifatture che per stemperare i colori destabilizzano il bagno chimico con sostanze vegetali ottenendo effetti decisamente gradevoli.
Il filmato è chiaramente uno scherzo che tende a stemperare l’eccessiva enfasi data all’annodatura manuale. Nel filmato i ragazzi “annodano un tappeto”. A proposito siamo seri! E’ un antico Kazak, Caucaso occidentale tramato in lana ed annodato in tecnica Ghiordes (turkibaf) su telaio orizzontale.
Annodatura a Mano
Il punto focale di un tappeto annodato a mano è il processo di annodatura. Curiosando su altri blog si trova:
“L’annodatura a mano viene effettuata su telai verticali e i disegni, ispirati all’ambiente in cui vivono i maestri annodatori, chiamati Ustah, vengono tramandati di generazione in generazione, seconda una tradizione puramente orale (non seguendo nessun modello, ma annodando a memoria). I tappeti più pregiati vengono annodati in botteghe, in condizioni più regolari rispetto ai campi nomadi, oppure a casa. Tutti gli utensili utilizzati sono di alta qualità per non provocare danno alcuno al tappeto durante la lavorazione, e la concentrazione degli artigiani è sempre ai massimi livelli, in ogni fase della realizzazione.
I tappeti annodati a mano hanno un loro stile personale – conferito soprattutto dalla tecnica di esecuzione del nodo con cui viene eseguita l’annodatura, di cui si possono ricordare il Ghiordes e il Senneh – e possono essere ricondotti alla città, alla popolazione o alla zona in cui sono stati prodotti; tuttavia, tutti i tappeti hanno in comune alcune caratteristiche, ovvero la raffigurazione di leggende, simboli religiosi, disegni astratti o eventi storici della cultura a cui appartiene l’artigiano.
Questo tipo di tappeti, spesso molto grandi, sono ritenuti molto esclusivi e per centinaia di anni sono stati un elemento di arredo irrinunciabile in palazzi reali e castelli di tutto il mondo: uno splendido tappeto su un pavimento sontuoso ricorda a tutti che è un vero ed inestimabile tesoro”.
Permettetemi di puntualizzare.
Grossomodo possiamo distinguere i telai sui quali vengono annodati i tappeti in due grandi famiglie: telaio verticale, usato in città o in villaggi con popolazioni stanziali e telaio orizzontale, tipico delle famiglie nomadi, seminomadi o transumanti. La figura dell’Ustah è legata alla manifattura di città, più organizzata con divisione dei compiti tra annodatrici, tecnici tintori, maestri del disegno che creano il cartone su carta millimetrata con un preciso schema compositivo ed assegnano una posizione esatta a ciascun nodo. Diverso il discorso per i tappeti nomadi, antichi caucasici o turcomanni annodati senza l’aiuto del cartone, nei quali il disegno veniva eseguito a memoria e quest’arte veniva tramandata di madre in figlia.
Il Maestro restauratore Ufuklar Ercan al lavoro.
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